Il Busto Reliquiario

Il Busto di Sant'Agata: Un tesoro inestimabile, un vero e proprio capolavoro di oreficeria trecentesca.

Il busto è stato realizzato a Limoges nel 1376 dall’orafo senese Giovanni di Bartolo e, ad oggi, è l’unica opera esistente che con certezza può essere ricondotta all’abilissimo orafo, proprio perché le altre sono andate distrutte. 
Per compiere un immaginario percorso, immergendoci tra le pagine della storia dell’arte, ma anche tra quelle della storia della città di Catania, quindi un ideale intreccio tra arte, storia e fede, ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione della dott.ssa Grazia Spampinato, vice direttore dell’ufficio diocesano per i beni culturali e arte sacra dell’Arcidiocesi di Catania. 





“Il busto reliquiario di S. Agata fu realizzato nel 1376, a grandezza naturale, in argento sbalzato e con smalti traslucidi. L’autore di quest’opera è l’orafo senese Giovanni di Bartolo, che lo realizzò ad Avignone, proprio perché in quel periodo era stata trasferita lì la corte papale. Ad Avignone era stato mandato nel 1355 il benedettino Marziale, a quel tempo vescovo di Catania, per trattare con il Papa degli affari riguardanti l’investitura di Federico IV di Sicilia. Mentre si trovava ad Avignone, Marziale commissionò a Giovanni di Bartolo la produzione di questo prezioso reliquiario, ma il benedettino morì quando il busto non era ancora finito, quindi toccò al successore Elia di portarlo a Catania”.
Tutto questo è documentato anche da una scritta, collocata alla base dello stesso reliquiario, realizzata in smalti traslucidi ed in caratteri gotico antichi. 

Il busto reliquiario è un’opera d’arte che può a buon titolo essere definito una vera e propria magnificenza dell’arte orafa del trecento, che nessuno ha mai visto nelle sue ‘sembianze’ originarie, proprio perché è rivestito da una fitta maglia, su cui sono stati posti i gioielli, che nel corso dei secoli, i devoti hanno donato alla Santa.
L’opera non ha mai subito degli interventi postumi alla sua realizzazione, ma allo stato attuale necessita di un restauro, proprio perché in alcuni punti la patina degli smalti traslucidi, tipici di Limoges, sembra che sia andata via e in più parti, anche a causa della maglia che la riveste e dell’apposizione dei gioielli, la superficie argentea del busto presenta dei buchi o degli intacchi.

L’obiettivo di questo possibile futuro restauro è quello di custodire e mantenere nelle condizioni originarie quest’ultimo gioiello d’arte, unica opera che ci rimane dell’insigne orafo. L’unica aggiunta è la base, a tre balze, di fattura cinquecentesca, sulla quale è poggiato il busto reliquiario.

IL TESORO
Nel corso dei secoli il busto argenteo è stato ricoperto da una maglia a rete fitta, sulla quale sono stati appuntati i gioielli donati alla Santa: tale maglia non viene mai tolta, tranne in caso di ricognizione (l’ultima è avvenuta intorno agli anni ’60).
“Uno dei gioielli più importanti della Santa è la corona che ha in capo, databile alla fine del XIV secolo – inizio del XV secolo: è un cerchio d’oro composto da tredici placche rettangolari, unite tra di loro da cerniere e sovrastate da mergoli (al centro possiamo ammirare una perla bianca scaramazza a forma di fenice e lateralmente pregiate pietre preziose). 

La tradizione dice che fu regalata da Riccardo Cuor di Leone, ma non ci sono documenti che lo attestano.



Il gioiello più antico è l’anello papale del XIII secolo, dove vi sono delle iniziali che probabilmente si riferiscono a Papa Gregorio X dei Visconti: l’anello non è in oro, ma in metallo dorato, ciò può essere giustificato con il fatto che in quel periodo non veniva usato tanto oro. L’anello contiene una grande pietra dura, che è forse una delle più grandi possedute dalla Santa e che compare già nell’inventario del 1521, in cui viene definita un grosso cristallo rosso”.
Numerosissime e di grande pregio, nonché veri e propri capolavori dell’arte orafa, appartentente ai dieversi secoli, le collane che circondano il busto reliquiario. 

Di particolare rilevanza la croce di smeraldi e brillanti, che Monsignor Ventimiglia ha lasciato per testamento alla Santa.
I sacri resti di S. Agata sono custoditi in reliquiari, all’interno di uno scrigno di fattura gotica: il reliquiario della mammella risale al ‘600; i due reliquiari a femore sono i più antichi e, nella fattura e nelle incisioni, richiamano il busto reliquiario; i due reliquiari a braccio sono del ‘400 – ‘500, così come i due reliquiari a piede; il reliquiario a fiala, contenente il velo della Santa, è stato realizzato più tardi. 



Il sacello di S.Agata, ovvero una cameretta dalle dimensioni esigue che custodisce il busto e l’arca reliquiaria, non è preceduto dalla sette porte, così come tramandano tradizioni popolari: vi si accede tramite una porta corazzata, di cui possiedono le chiavi il comune e la chiesa, in ciò si scorge l’accordo esistente da sempre tra i due enti, ovvero quello di collaborare nel rendere omaggio e nel diffondere e tramandare il culto della Santa.
Recentemente il sacello è stato oggetto di restauro, grazie al quale si sono riconsegnati all’antico splendore le pitture murali, presenti al suo interno. “Il restauro è stato curato dalla Curia e dalla Sovraintendenza, che hanno collaborato tra di loro: il primo lotto di lavori, i cui proventi sono venuti da contributi dell’Assessorato Regionale, è stato curato dalla Sovraintendenza; il secondo lotto di lavori, i cui contributi erano della diocesi, è stato cuato dalla Curia. Le pitture murali sono riconducibili sicuramente a più mani e sono state realizzate certamente in periodi diversi, ma non si hanno notizie certe sugli autori”.
Tutti gli studi e i contributi di importanti studiosi, relativi al busto reliquiario, ai gioielli, al sacello ed all’arca reliquiaria della Santa, possono essere consultati all’interno di pregiati volumi, stampati dall’Arcidiocesi di Catania. 




Antonella Agata Di Gregorio - 








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